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di Giuseppe Longo
Ma che peccato tutta questa pioggia, proprio il giorno dell’Epifania! Come sempre, a Tarcento si sono organizzate cose in grande per onorare una tradizione – quella dei fuochi e delle manifestazioni collegate – che vanta quasi un secolo. E in vista dell’annuale appuntamento è stato anche pubblicato “Il Pignarûl”, a cura della Pro Tarcento e con la regia di Luigi Di Lenardo, rivista con la quale sono stati omaggiati anche i tre destinatari del Premio Epifania 2024, giunto alla 69ma edizione. Un tomo corposo, di oltre duecento pagine, stampato con bella carta dalle Poligrafiche San Marco di Cormons su progetto grafico di Sonia Paulone. Molto ricco il corredo fotografico con servizi di Cesare Valentinuzzi, Mauro Löwenthal, Alberto Candolini, Tiziano Cher e Luigino Picco. Oltre alle immagini provenienti dagli archivi fotografici di Civici Musei Udine, Sff, ViviStolvizza e Kriegsarchiv di Vienna.
Un pregevole biglietto da visita, insomma, per questa 96ma Epifania Friulana che s’intreccia con le antiche tradizioni di Cividale e di Gemona, in festa stamane con le loro sempre suggestive e molto partecipate Messe dello Spadone e del Tallero. Era, infatti, il lontano 1928 «quando per la prima volta a Tarcento – come ricordano nel saluto introduttivo il sindaco Mauro Steccati e il presidente della Pro Tarcento, Nazareno Orsini – si accese il Pignarûl Grant, e ci risulta che, tranne nel periodo della Seconda guerra mondiale, sia sempre stato acceso anche negli anni del terremoto e della pandemia seppure in forma ridotta e soprattutto simbolica». E la motivazione? Perché «queste manifestazioni epifaniche – annotano – costituiscono memoria storica e punto di riferimento per le nostre comunità».
Il volume – al quale mi sento onorato di aver dato anche la mia collaborazione – si apre con “Tiere mê”, un delicato e sentito omaggio al suo paese del billerese Otmar Muzzolini, che era meglio conosciuto come “Meni Ucel”, ed è quindi suddiviso in cinque capitoli: Quando a Tarcento la cultura era di casa; Natale, Epifania e altre feste a nord dei Musi e del Chiampon; L’Alto Torre questo sconosciuto; Imprenditori vecchi e nuovi; Ricordi e memorie di guerra, promesse di pace. Questi, poi, gli autori di ogni sezione: Lucia Ciani, Sandri Secco dai Juris, Gianfranco Ellero, Luigi Pinelli e Guido Mazzoni, Liliana Spinozzo Monai e Giuseppe Bergamini; Sabrina Zannier, Mauro Löwenthal e Luigi Di Lenardo; Alberto Candolini, Tiziano Cher e Gastone Cadò; Paolo Pellarini, Luciano Tami, Monica Pascolo, Enrico Madussi e, appunto, io stesso; Rodolfo Munini, Luigi Di Lenardo, Giuseppe Bergamini, Giafranco Ellero, Leandro Morgante e Sergio Ganzitti. Il volume si chiude con una scheda dedicata alle tradizioni dell’Alta Val Torre, nella quale si parla del Polovin o Kries (Fuoco epifanico) e del Pust (Carnevale). Una pubblicazione, insomma, che non è soltanto una rivista pregiata in cui ritrovarsi anno dopo anno, ma che ha lo spessore di un libro da leggere, consultare – perché è un’autentica “miniera” di informazioni soprattutto per quanto riguarda, cultura, storia e tradizioni del Tarcentino – e quindi riporre e custodire gelosamente nello scaffale di casa. Proprio perché offre “ritratto” e “memoria” di queste nostre comunità. Onore alla Pro Tarcento che lo pubblica puntualmente a soprattutto al professor Di Lenardo che con amore e dedizione lo cura da una vita.